ESCLUSIVA - Foggia si racconta: “Ho mantenuto la promessa: da un ciuffo d’erba in mezzo all’asfalto è nata la mia scuola calcio. Benevento? Abbiamo fame e voglia di emergere”

Intervista realizzata da Matteo Corona

Il mondo del calcio è popolato da personalità speciali e non solo per il valore in campo. Ci sono ragazzi che sono diventati uomini in un percorso ricco di ostacoli e difficoltà. Pasquale Foggia, ds del Benevento, è sicuramente un esempio significativo di come la determinazione, unita a una grande volontà, possano condurre a grandi traguardi.

Le Streghe, guidate da Pippo Inzaghi, stanno disputando una stagione meravigliosa e straordinaria in Serie B. La forza motrice di questo importante cammino è senza dubbio rappresentata dal lavoro accurato e dettagliato di Foggia e del suo staff. L’ex calciatore ha instaurato col presidente Oreste Vigorito un rapporto di stima e di fiducia, ingredienti primari per costruire progetti saldi, ambiziosi e idonei a resistere. Non a caso, il ds non perde occasione per ricordare il feeling con il numero uno dei campani.

Di mamma ce n’è una sola -  Dietro ad un grande uomo, però, c’è sempre una grande donna. Partendo da questa premessa, Foggia ci racconta il suo legame speciale con la mamma. Un rapporto unico, che gli ha dato la spinta per arrivare dove è arrivato: “Da piccolo avevo il sogno di diventare calciatore, alimentato da mia mamma. Lei è stata eccezionale, mi ha dovuto fare anche da papà. Avevo questa voglia matta dentro di poterle regalare un sogno, ovvero arrivare a giocare a calcio ad alti livelli e realizzarmi nella vita”.

L’infanzia, la strada e la promessa mantenuta al custode: l'Academy Pasquale Foggia - “Quando ero più piccolo i bambini del mio quartiere si affrontavano in molte partitelle per la strada. In tanti mi venivano a chiamare per giocare. Per convincermi mi proponevano pacchetti di patatine, il gelato oppure la Coca-Cola”. In quei luoghi, davanti alla sua abitazione, è riuscito a mantenere una promessa speciale: “L'Academy Pasquale Foggia è una delle mie più grandi vittorie e soddisfazioni, nata proprio nel campo dove sono cresciuto davanti a casa mia. Era il classico campo di terra battuta e di pietre, ma in un angoletto c’era anche un piccolo ciuffetto d’erba. Il mio sogno è sempre stato quello di fare un campo in erba, all’epoca non esistevano ancora i sintetici. Un desiderio che esprimevo continuamente al custode. Gli dicevo sempre che, non appena sarei diventato calciatore, avremmo potuto realizzare un campetto vero, e così è stato. Se vedo la passione che avevo io nei ragazzi di oggi? Il mondo si è evoluto. Per tanti giovani il calcio è diventata una cosa per perdere due-tre ore. Vedo in pochi quella passione e quella determinazione, quella voglia di arrivare. Questo a prescindere dall’obiettivo, perché è molto complicato raggiungere altissimi livelli.

Marco Giampaolo - È un papà calcistico per me. Mi ha fatto crescere umanamente e sul campo, fornendomi sempre consigli importanti. C’è una cosa che non dimentico e ricordo con molto piacere: quando ero più piccolo, i primi anni a Treviso, spesso mi invitava a mangiare a casa sua”.

Gli anni con la Lazio - “Ci sono tanti momenti e ricordi, potrei dire il derby vinto 4-2. La cosa più emozionante e bella credo sia stata la vittoria della Coppa Italia all’Olimpico contro la Sampdoria. Alzare il trofeo davanti 80 mila persone in uno stadio pieno di bambini e famiglie è stato un qualcosa d'indescrivibile”.

La città delle Streghe, il calore e la voglia di non mollare mai  - “Se la città di Benevento rappresenta la mia personalità? È un posto passionale come tutti i luoghi del Sud, ma molto vivibile. Ha voglia di emergere in un contesto sociale e nel calcio grazie al presidente Vigorito e a noi che collaboriamo con lui. Ci sono fame e voglia per realizzare un qualcosa d'importante”.

 

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Si ringrazia Pasquale Foggia per la cortese disponibilità.