Esclusiva Football Station, Luca Ariatti: "Firenze, Bergamo e Lecce: che emozioni! Vi racconto la mia carriera"

intervista realizzata da Gabriele Siri

Restare nel mondo del calcio anche dopo aver finito di giocare è quello che provano a fare un po’ tutti i calciatori, ma riuscirci non è mai facile. Luca Ariatti c’è invece riuscito, diventando oggi un procuratore sportivo.


Ma la carriera inizia sempre sui campi di provincia, come confermato da lui stesso: “Iniziai a tirare i primi calci al pallone alla Scandianese, in quegli anni feci molti provini al Milan, ma finì poi in comproprietà con i rossoneri nelle giovanili della Reggiana. La mia fu una crescita graduale, fino agli allievi quando feci il vero e proprio salto di qualità. Ho avuto la fortuna di essere in un gran settore giovanile, di una squadra che in quegli anni disputava la Serie A, inoltre ero vicino a casa e questo fu per me molto importante. Ebbi inoltre la fortuna di esordire nel massimo campionato italiano, contro il Perugia nelle ultime di campionato quando la squadra era già retrocessa. Era una sorta di premio, porterò sempre nel cuore quei momenti.”


Inizia quindi la carriera di Luca nei professionisti, proprio con il club emiliano: “Feci un anno da aggregato fisso in prima squadra nel campionato cadetto. Fu per me un anno di grande crescita visto il livello, penso che fosse addirittura più alto rispetto ad oggi. L’anno successivo andai in prestito ad Ascoli, ricordo che il giorno della firma partì insieme al mio migliore amico in macchina, una cosa che oggi non accade più. Quell’anno feci anche l’anno da militare, ricordo molto bene che al giovedì iniziava la mia licenza e che partivo subito per raggiungere la squadra. Anche quando avevo un giorno singolo andavo ad allenarmi, molti mi dissero che ero mezzo matto, ma in quella stagione giocai molto e bene. Ho un grande ricordo di quella avventura, fui coccolato dai più anziani della squadra e conobbi mia moglie.”


Dopo un solo anno di prestito avviene il ritorno in Emilia-Romagna, dove il centrocampista gioca con continuità: “Speravo di tornare in serie cadetta, invece la Reggiana retrocedette nuovamente e ripartì dalla C1. Furono tre anni in una grande piazza che merita tanto, ma con continui problemi societari. Il rammarico che ho è quello di non aver mai vinto nulla in quella squadra, per me che ero cresciuto proprio in quel settore giovanile. Nel mercato invernale del 2003 ricevetti la chiamata della Florentia Viola, ricordo di essermi consultato con gli amici più stretti e con i compagni di squadra più cari e, nonostante militassero in C2, accettai l’offerta.”


Una categoria inferiore, che però si rivela vincente: “Mister Cavasin uno dei primi giorni mi chiese in che ruolo giocavo, fu molto strano per me, quasi come se mi avessero preso per caso. Ma dopo poco mi ambientai e giocai tutte le gare disponibili, riuscimmo inoltre a vincere il campionato abbastanza agevolmente. Nell’estate del 2003 mi sposai e proprio mentre ero in viaggio di nozze, esattamente tra la Sicilia e la Tunisia, mi chiamò il mio agente che la Fiorentina, che era stata ripescata nel mentre in Serie B, voleva riscattarmi. Al mio rientro firmai subito e disputai una grande stagione, le giocai praticamente tutte, in qualsiasi ruolo, Mondonico mi vedeva ovunque, per questo giocai anche terzino. Arrivammo 6° ma per via della riforma dei campionati disputammo lo spareggio contro il Perugia, con cui accedemmo alla massima serie. Fui confermato e nominato anche capitano, in campo succedevano cose strane, non mi meravigliai che poco dopo uscì lo scandalo calciopoli. Feci goal a Messina, ma in quella occasione mi feci anche male. Nonostante l’infortunio Della Valle mi chiamò per il rinnovo. La stagione successiva arrivò in panchina Prandelli e dall’oggi al domani mi ritrovai fuori dal progetto.”


Per Ariatti arriva quindi il momento di scegliere una nuova collocazione: “Mi cercava fortemente la Lazio, ma per via delle tensioni tra le società non si raggiunse un accordo. Detti la mia parola una sera alla Reggina che era in Serie A, ma la mattina seguente mi arrivò la chiamata dell’Atalanta che aveva un grande progetto. Ebbi poco tempo per decidere, ma alla fine mi trasferì nel club bergamasco. Giorni dopo la mia partenza mi chiamò il DS viola Corvino perché non lo avevo salutato, quel trasferimento fu una grande delusione per me. I nerazzurri sono spinti da un tifo pazzesco e questo fu molto importante per la conquista del campionato di Serie B. Dopo due anni però decido nuovamente di cambiare aria, nuovamente in cadetteria, questa volta nel sud Italia.”


Il progetto che convince Luca è quello del Lecce, con cui trova subito l’accordo: “Ricordo una squadra fortissima, costruita per vincere. Ci giocammo il campionato noi, il Bologna e il Chievo, avemmo sfortuna finendo nei playoff, ma nonostante questo li vincemmo riconquistando la massima serie. Ricordo una cena dove ci guardammo tutti in faccia come per dirci che avevamo centrato l’obiettivo. L’anno successivo in A non riuscimmo a rendere al meglio, ero uno dei leader quell’anno, posso dire che è l’unica macchia della mia carriera.”


Arrivano infine gli ultimi due anni di carriera di Luca, prima della nuova avventura lavorativa: “Giocai una stagione con il Chievo in A, fu una grande stagione in cui ci salvammo in tranquillità. Sbagliai forse qualcosa, non capìi che nonostante non partissi da titolare il mister aveva grande considerazione di me, inserendomi sempre a partita in corso. Anche la stagione successiva sarei dovuto restare in Veneto, ma una pubalgia nel ritiro fece sì che vengo messo sul mercato. Mi chiamò Lucchesi che era a Pescara, tornai quindi in Serie B. Non ero al meglio fisicamente, fino a che non mi rompo il crociato che segna di fatto il mio addio al calcio giocato. Non ero più lo stesso tanto che già a Natale del 2010 decido di ritirarmi al termine della stagione.”


Luca inizia così la sua nuova vita, quella del procuratore sportivo: “A settembre del 2011 divento procuratore sportivo e da lì inizia la mia avventura. Posso dire di aver avuto grandi soddisfazioni in questi anni, sia in Italia che all’estero. Oggi è tutto diverso, molti fanno fatica a cambiare vita dopo essere stati dei calciatori, ma per me questo cambio non è stato così complesso, mi ritengo felice di quello che sto facendo.”