Mauricio Pochettino & Tottenham Hotspur: la fine della più bella storia d'amore del calcio moderno

E dunque sì. E' successo davvero. E' proprio vero: tutti gli amori possono finire. 48 ore fa terminava una delle storie d'amore più longeve, meravigliose e intense del calcio moderno, quella tra Mauricio Pochettino e il Tottenham Hotspur. La storia di un contadino della campagne argentine di Murphy che non ha mai rinunciato a coltivare i suoi sogni. Prima diventare un calciatore internazionale, un muro dell'albiceleste, poi tra i migliori allenatori d'Europa. E l'ha fatto coi suoi valori, con la sua umiltà, col suo sorriso. Il modo migliore attraverso cui son venute fuori tutte le sue qualità. E ha ricostruito dalle fondamentale un Tottenham perso tra le sue ceneri, rendendolo una delle potenze più importanti d'Europa. Ha costruito calciatori, uno per uno, li ha proiettati a livelli inaudibiti, li ha plasmati e anno dopo li ha resi squadra: un gruppo di giovani cresciuti insieme che ha imparato a credere nei propri sogni, come il prof Mauricio ha sempre insegnato. Un signore vero, coi suoi valori una delle persone più belle del football di oggi. Il secondo migliore allenatore della storia del Tottenham Hotspur, presumibilmente dietro soltanto a Bill Nich, Bill Nicholson, ovviamente. 

TREMENDAMENTE ROMANTICA Da quel 28 maggio 2014 al Tottenham è cambiato tutto, ma proprio tutto. L'era Bale e Modric era bella che finita, i vari Van Der Vaart e Defoe avevano lasciato, pure l'eterno Ledley King aveva attaccato gli scarpini al chiodo. I disastri di Villas Boas, quelli di Sherwood, uno spogliatoio in frantumi. C'era bisogno di luce, di speranza, di un faro. E quel faro fu lui, che a Southampton aveva lanciato talenti e fatto innamorare tutti. E impose senza mezzi termini i suoi valori anche a White Hart Lane. Fuori i vecchi credenti del Dio denaro, da Adebayor a Soldado, passando per Paulinho o i vari Lennon, Kaboul, Sandro, Dawson, gente che al vecchio ciclo Redknapp diede tanto, eccome. Una stagione di transizione, per rodare i nuovi meccanismi, imporre le proprie idee, mescolare il vecchio al nuovo. Ha creduto nel settore giovanile, ha installato una nuova filosofia, i suoi adepti iniziarono ad amarlo. Poi il decollo, l'annata successiva, con tutti giovani forse ancor poco maliziosi per contendere il titolo al Leicester. Eriksen, Lamela, Alli, Kane, Son, tutti giovincelli che iniziarono a diventare squadra e registrare numeri impressionanti. Soprattutto l'uragano, quasi 50 gol in due anni. Ha saputo lanciare un giovane bulletto di Milton Keynes di nome Alli, ha saputo trasformare un piccolo e acerbo attaccante che tra Championship e League One faceva fatica a giocare in uno dei centravanti più forti e completi al mondo, se non il migliore. Harry Kane, naturalmente. E poi un Tottenham straordinario, nel 2016-17, 85 punti e record, a suggellare una stagione fantastica per l'ultima annata del vecchio White Hart Lane. Le sue lacrime, la sua commozione, per uno stadio mitico, storico, meraviglioso che dopo 118 chiudeva i battenti. Poi le stagioni di Wembley, comunque positive, 4 anni consecutivi in Champions, utopia se pensiamo al passato del club. Già, quella Champions sfiorata col capolavoro dell'ultimo anno, una storica finale a Madrid, la prima in 137 anni di storia. La notte di Manchester e quella soprattutto di Amsterdam: minuto 95.02, si scrive la storia signori. Tripletta di Lucas, un Tottenham infinito ribalta l'Ajax, non mollando mai, continuando a sognare, tutti uniti, come insegna papà Mauricio. Non s'è vinto niente, tremendamente Tottenham Hotspur, ma per certi giganti non c'è bisogno di vincere nulla per passare alla storia. Per conquistare il cuore di un popolo che conosce bene certi valori, e che in Mauricio s'è ritrovato, riconosciuto, immedesimato. E lo dimostrano gli attestati di stima, affetto, emoticons che nelle ultime ore hanno popolato il web della galassia THFC. Verso l'infinito e oltre aveva detto, e così fu. Così è stato. Pochettino ha portato il club a dimensioni sognate per decenni dai sostenitori di White Hart Lane, da un cronico sesto posto a radiosi anni di emozioni, calcio straordinario, notti vissute fino in fondo, fino a Madrid.

TREMENDAMENTE AMARA Già, Madrid, l'apice da cui Pochettino non s'è più ripreso, d'altronde quando sei arrivato in cima non puoi far altro che scendere, purtroppo. Nel calcio moderno vedere un allenatore per più di 5 anni all'interno di uno stesso club è complicatissimo: è quasi impossibile ricostruire un ciclo quinquennale con lo stesso manager, come ai vecchi tempi pluridecennali di Ferguson e Wenger. E Poch non ce l'ha fatta, nemmeno la sua magia, la storia purtroppo dice questo. Già a maggio, prima della finale di Champions, qualcuno iniziava a pensare che se avesse vinto a Madrid avrebbe salutato tutti, o quantomeno era pronto a farlo. Voleva comunque una ricostruzione completa, voleva ributtare giù tutto e ricostruire dalle fondamenta, con 10 giocatori partiti e 10 nuovi da far arrivare. L'esito drammatico di una finale di Champions persa, un sogno distrutto, le lacrime amarissime durante la premiazione al Wanda Metropolitano. Poi 10 giorni in silenzio, con la sua famiglia, nella sua abitazione a Barcellona. Per provare a ritrovare stimoli e ripartire: Poch non se l'è sentita di andar via, e forse è stato il suo errore più grande, un errore che ha portato ad un esonero che forse, speriamo di no, macchia la sua carriera. Anche perchè restando ad Hotspur Way non ha ottenuto quello che voleva dal presidente Levy. Non è stato accontentato: mancava un direttore sportivo per catalizzare gli affari e poi si sa, per vendere Levy è un osso duro, se non arriva quel determinato contante non si vende niente. Altro che rivoluzione, escluso Trippier sono rimasti tutti, arrivato solo Ndombele, accompagnato dai punti interrogativi Sessegnon e Lo Celso. Come se non bastasse, Levy ha accettato 10 milioni di sterline da Amazon per registrare un film stile "All or Nothing" Manchester City, con telecamere ovunque e un accesso diretto al behind the scenes, tra i segreti di Poch, uno che punta tantissimo sulla comunicazione coi suoi calciatori e che non sopportava esser ovunque seguito dalle cameras. Una scelta mai avallata da Poch che anzi, chiese a Levy soltanto attrezzatura di telecamere e registrazione per gli allenamenti sul campo, un'attrezzatura da 80.000 sterline che secondo il Daily Mail s'era egli stesso proposto di pagare, ma Levy ha messo il veto. E da lì i primi silenzi, l'inizio della fine. Una partenza deludente, punti persi e un Tottenham che non è mai riuscito a spiccare il volo. I problemi con Vertonghen ad agosto, un Eriksen che non crede più nel progetto e non vuole rinnovare, una chimica ormai persa e risultati desolanti: in Champions un 2-7 col Bayern che ha fatto rumore, un'eliminazione dalla Coppa di Lega per mano del Colchester team di leghe inferiori, un 14simo posto desolante in Premier, ormai lontanissimo dalla prossima Champions. L'unica cosa su cui Levy e Pochettino fossero d'accordo era alienare i senatori, lasciar alla porta i vari Alderweireld, Vertonghen, Rose: chiaro che gestire e proseguire la stagione con questi errori di base fosse difficilissimo. E così è stato: accompagnato da errori tattici impressionanti, cambiando continuamente formazione senza trovar mai la quadra del cerchio, nel caos più totale è affondato al 14simo posto perdendo punti su punti. E in un piovoso martedì di metà novembre, Daniel Levy ha detto basta. "Non è stata una scelta facile - spiegherà in un comunicato il presidente del Tottenham - ma è la decisione migliore per gli interessi del club". Il patron, e questo è il calcio moderno, già flirtava da settimane con Mourinho, tant'è che nemmeno alle 7 di mattina del giorno dopo era arrivato l'annuncio: l'idolo di Mauricio, Jose Mourinho, avrebbe preso il suo posto, sarebbe diventato l'allenatore del Tottenham. 

ADESSO IL BAYERN? E tra le pretendenti a Mauricio Pochettino c'è senz'altro il Bayern, che aveva già mostrato interesse. Cerca quel profilo lì la società bavarese, deve ricostruire un ciclo. Voleva Ten Hag, non è riuscita a strapparlo all'Ajax. Per questo tutte le strade portano a Mauricio, un Pochettino che però non ha mai nascosto il suo amore per il PSG, suo capitano da calciatore. E se Tuchel dovesse fallire, l'ipotesi transalpina affascinerebbe sicuramente l'argentino. E occhio alla Serie A, un paese verso cui quello che ormai è considerato tra i più grandi tecnici in Europa ha sempre espresso gradimento e ammirazione.