Nuova linfa, nuovi volti, tanto entusiasmo: così il nuovo Milan è partito a vele spiegate

A tutti gli effetti è nato il nuovo Milan. L'ambizione massima del nuovo Milan. Rinfrescato, ripartito più forte di prima. E pensare alle premesse con cui era partita a giugno l'estate rossonera. Le lacrime a San Siro per l'addio di Zlatan, iconografia della prima era Pioli. L'addio sorprendente di uno dei dirigenti migliori degli ultimi 5 anni di Serie A: la leggenda del club, Paolo Maldini. Qualcuno che anche se ricevute critiche per l'ultima campagna acquisti ha costruito assieme agli attentissimi occhi di Massara un Milan che in tre anni di progetto, dalle ceneri di Fassone e Mirabelli, fu in grado di tornare a laurearsi campione d'Italia con una cavalcata straordinaria. Come se non bastasse, persi Maldini e Massara stesso, una settimana più tardi l'annuncio della cessione più remunerativa della storia del club, ma comunque dolorosa in quanto intaccante simbolo del milanismo: Sandro Tonali. Sconforto e scetticismo in piazza dopo il finale di stagione, tra quarto posto in campionato e doppia sconfitta in semifinale di Champions con l'Inter. Il Milan a quel punto ha sentito però che doveva dare una svolta. La palla a Cardinale, ma soprattutto ai due dirigenti Moncada e Furiani. E allora una serie incredibile, una sfilza di acquisti che hanno reso il Milan la più attiva del luglio di Serie A. Tutto è partito col doppio colpo dal Chelsea, due calciatori da vera Premier, che in Italia diventano chiaramente certezza: Loftus e Pulisic, subito protagonisti nelle prime tre giornate di campionato. La costruzione di un centrocampo completamente nuovo con la qualità tulipana di Reijnders, regione geografica non proprio sconosciuta alla tradizione rossonera, annessa al giovane ritmo spavaldo dello statunitense Musah, prelevato dal Valencia. 4 calciatori pagati intorno ai 20 per Tonali, ceduto a 80. Nuovi equilibri, per cercare nuove trame e migliorare in transizione, se non nel pressing alto. Alzare qualche metro in più, nuova dinamicità per sopperire e guarire un Milan a tratti, scorsa stagione, evidentemente divenuto prevedibile. Migliorare a destra e cercare un minimo di ridurre il gap con la sontuosa storica catena sinistra composta da Theo e Leao era un'altra peculiarità: allora dal Villarreal ad inizio agosto ecco uno dei crack dell'ultima Liga, una freccia, il nigeriano Chukwueze. Al momento Krunic è diventato vertice basso, forse manca una prima punta forte d'alternativa all'eterno Giroud (Okafor nutre altre caratteristiche, Jovic solo l'ultima scelta) ma il mercato del Milan complessivamente è super positivo. Le prime giornate hanno dato ragione a Pioli, che nonostante i tanti nuovi innesti ha saputo in un mese e mezzo trovar subito gli equilibri desiderati. A Milanello è tornato entusiasmo. A San Siro pure. E sappiamo quanto il Meazza rossonero possa far la differenza. Il Milan è tornato: diverso, più veloce, dinamico. Ma comunque tornato protagonista. Non a caso è arrivato alla sosta di settembre in testa alla classica, col bottino pieno e con la prova di forza di Roma.  Per questo nulla è impossibile. L'obiettivo minimo è chiaramente mantenere la Champions, fondamentale per lo sviluppo contemporaneo e la progettualità del club. Ma il Milan ammirato ad inizio stagione parte ai nastri di partenza altresì per il massimo traguardo. Autunno determinante per metter fieno in cascina e sognare fino in fondo. Il Milan è tornato.